Molto spesso ed in maniera ricorrente si sente parlare di ibridazione e del pericolo che essa rappresenterebbe per ecotipi, razze e biodiversità. Si tratta di un argomento che ogni tanto torna prepotentemente in auge ma che in realtà già sentivo quando mi sono avvicinato al mondo delle api. Alcune premesse sono necessarie :
Con queste premesse possiamo dunque provare ad analizzare il fenomeno comunemente detto di ibridazione . A parere dello scrivente esso si compone di due fasi :
Nell'analizzare la prima fase occorre fare mente a quanto detto in premessa al punto 2. Questo comporta che api selezionate in maniera più efficace e che quindi sappiano esprimere caratteri maggiormente favorevoli all'apicoltura da reddito avranno sempre un enorme potere di penetrazione in areali dove non vi è stata selezione o questa è stata fatta in maniera meno efficace. A questo si aggiunga che ( ma non è questa la sede per approfondire ) selezioni inter razza avranno sempre il vantaggio di non avere limiti per quanto riguarda il reperimento del materiale genetico ricercato . Sperare di poter contenere le immissioni di linee altamente selezionate semplicemente con chiacchiere e proclami è come voler svuotare l'oceano muniti di secchiello . Si può provare ma difficilmente si avranno risultati .
Sottolineo che , comunque , importare api è assolutamente legale . A patto di rispettare le procedure imposte dalla legge. Che, per il caso di importazioni in ambito UE, si traducono nella iscrizione della azienda nel Registro UVAC e la messa in essere della procedura di importazione denominata TRACES. Quindi la voce di corridoio secondo cui chi importa api lo fa sempre in maniera illegale finanche quando rispetti le norme di legge è evidentemente destituita di qualsivoglia fondamento giuridico .
In Italia ci troviamo nella condizione di avere una ape che, quando è stato fatto e salvo progetto avviato dallo scorso anno, è sempre stata selezionata in massale ( e cioè senza tenere conto dell'apporto paterno ma semplicemente destinando alla riproduzione la regina che desse ottima prova di sé ) mentre in altre zone dell'Europa la selezione è avvenuta con tecniche più complesse che tenessero ( come è giusto che sia e come succede in tutte le altre branche della zootecnia ) conto anche dell'apporto paterno . Questo è stato fatto sia all'interno di una razza ( e mi riferisco alla carnica ) sia con selezioni che partivano dal presupposto di andare a cercare i caratteri dove si manifestavano più forti e senza tenere conto dei vari standard ( le cosiddette Buckfast ) . Questo è il panorama con cui ci dobbiamo confrontare . Voler sminuire, ridicolizzare o peggio criminalizzare il fenomeno ( ad esempio sostenendo che le immissioni alloctone sono poste in essere da sprovveduti neofiti ingannati da commercianti senza scrupoli ) vuol dire non volerlo comprendere appieno e di conseguenza non poter fare a meno di subirne le conseguenze .
Una volta preso atto che le immissioni si sono state e continueranno a verificarsi occorrerebbe , a mio avviso , mettere in atto strategie di difesa e contenimento . Entrambi gli obiettivi possono essere raggiunti con la creazione di linee di api selezionate secondo criteri moderni . L'utilizzo di tecniche moderne come la inseminazione strumentale e le stazioni di fecondazione isolate hanno indiscutibilmente il merito di impedire le commistioni indesiderate . Sono decisamente tecniche laboriose , che richiedono manualità e capacità non comuni ( inseminazione strumentale ) o verifiche e controlli ripetuti e certosini ( stazioni isolate ) ma che possono permettere la possibilità di selezioni altrimenti impossibili con la sola massale .
Questo tipo di lavoro ha come effetto da una parte la impossibilità per qualsivoglia ape di andare a compromettere lo standard della popolazione sotto pressione selettiva e dall'altro, considerato il lavoro di miglioramento genetico, di rendere maggiormente appetibile l'ape italiana rendendo meno interessante l'importazione di api alloctone .
Purtroppo in questi anni si è scelta per lo più la strada battuta da sempre e cioè quella del mantenimento della selezione massale , unita spesso alla criminalizzazione di chi operava scelte diverse . Il risultato è stata una lenta erosione della base genetica della ligustica che mi fa dubitare che si possa ancora trovare abbastanza materiale genetico per poter intraprendere un serio programma di selezione e di dovere , per forza di cose, dover optare invece per programmi di conservazione .
Fabrizio Fiorito